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Premesso che, dopo il cittadino, il secondo in classifica a rimetterci è proprio il gestore della pompa di benzina, mi domando… ma vi pare normale che nessuno, ad oggi, si sia mai preso la briga di affrontare analiticamente e con severa criticità, la vera natura del prezzo della benzina al consumatore finale?
E dunque, cercherò di fare io luce su questo vero e proprio tormento, che si va ad aggiungere ad altre tragedie complici di una crisi sistemica.
Con l’auspicio però che, alle mie parole, possano seguire “costruttive reazioni“.
Per affrontare l’argomento occorre fare un passo indietro nel tempo, diciamo… di qualche mese.
Ok, resettiamo di 4 mesi i calendari, allora!
Il Governo Monti, nelle prime settimane del 2012, ha presentato un decreto legge volto all’abbassamento del prezzo della benzina, svincolando i singoli distributori dall’acquisto obbligato del carburante dalla propria compagnia petrolifera di riferimento. Di conseguenza, mi sono chiesto: in che modo può incidere questa liberalizzazione sul reale costo della benzina a noi consumatori? Per rispondere pienamente a questa domanda bisogna conoscere gli “elementi” e le dinamiche che concorrono alla formazione del “prezzo alla pompa“. Solo dopo aver analizzato queste variabili, saremo in grado di valutare l’efficienza ed efficacia della manovra proposta da Monti.
Rielaborando dettagliatamente il prezzo dei carburanti in Italia, ho quasi capito a quanto ammonta il margine delle compagnie petrolifere che si riflette davvero sul prezzo finale. E, la maggior parte delle fonti da me consultate, ripetevano i soliti dati; riferendosi, fra l’altro, ad accise della guerra in Abissinia o il disastro del Vajont.
Nel 2012… ancora con tasse vecchie di settant’anni? Roba da matti!
Ma queste sono solo alcune delle tasse che negli anni hanno gravato sulla produzione dei carburanti. Ho così raccolto tutti i dati, arrivando ad una conclusione, come sempre migliorabile grazie al vostro contributo.
Prima domanda: come si determina il prezzo della Benzina?
Il primo passo per comprendere quali fattori influiscono sul prezzo finale dei carburanti per autotrazione (benzina e diesel) in Italia, è sicuramente scomporre il costo alla pompa in due principali variabili: INDUSTRIALE e FISCALE
1 – COMPONENTE INDUSTRIALE:
Il componente industriale è a sua volta scomponibile in due macroaree:
a: costo della MATERIA PRIMA – b: MARGINE LORDO
a) Circa il costo della materia prima, va detto che non è legato, come molti credono, all’andamento del costo del Greggio, bensì è fortemente correlato all’andamento della quotazione di un preciso indice: il “Platts Cif High Med“, del relativo prodotto raffinato.
Tale indice rappresenta infatti il valore a cui le raffinerie possono vendere una tonnellata di benzina o di gasolio in quel dato giorno.
Spieghiamo anche che, la “Platts“, è una compagnia americana fondata nel 1909, che oggi fa parte del gruppo McGraw-Hill.
Il suo core-business è quello di determinare il prezzo di mercato delle principali materie prime raffinate, quali: benzina, gasolio, metalli, energie elettrica, carbone, etc.etc.
Tanto per offrire ulteriori ed originali spunti ai “Teorici del complotto” l’agenzia di rating Standard & Poor’s è anch’essa detenuta dalla McGraw Hill ed è dunque strettamente legata all’indice Platts. Per chi volesse acquistare tale fonte di informazione ecco il link:
Faccio presente che, questo parametro, espone i prezzi in U$A per tonnellata metrica ($/mt). Inoltre, parlando di divisa diversa dall’€uro, occorre tenere a mente anche l’andamento del tasso di cambio €/$ al fine determinare il costo della materia prima. Per Vs scienza è bene sapere che: 1 tonn. metrica è pari a 1000kg, che la densità media della benzina è pari a 710Kg/m3 e che 1 m3 è pari a 1000litri. Quindi, ricordatevi di convertire il costo per tonnellata metrica (1000kg) in costo al litro.
Io l’ho fatto e ve ne riporto un esempio partendo da un bollettino “sample” trovato sul sito della Platts che riportava un valore pari a: 1044 $/mt.
E quindi, secondo i miei calcoli, risulta pari a 0,5825 €/lt.
b) Il margine lordo è solitamente pari a circa il 7-15% del prezzo finale del carburante ed è l’aumento di prezzo che serve a remunerare tutti i restanti passaggi della filiera… distribuzione, erogazione, etc. Per intenderci, il guadagno del singolo benzinaio è una parte del margine lordo.
2 – COMPONENTE FISCALE
La componente fiscale si suddivide anch’esso in due sottocategorie:
ACCISE sui carburanti, Nazionali e Regionali IVA – essendo un’imposta sul valore (e quindi sul prezzo di un bene) viene applicata anche sull’importo dell’accisa, determinando l’odioso fenomeno della tassa sulla tassa.
Attualmente l’accisa Nazionale sui carburanti risulta pari ad €uro 704,20 per ogni 1000 litri di benzina e pari a €uro 593,20 per ogni 1000 litri di gasolio. L’aliquota IVA da applicarsi sui carburanti è pari al 21%.
IL PREZZO ALLA POMPA:
Se consideriamo dunque tutti questi costi, potremmo scomporre il costo finale di un litro di benzina nel seguente modo:
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Quotazione PLATTS (Materia Prima): €/lit 0,58261;
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Margine Lordo: €/lit. 0,1254;
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ACCISE: €/lit. 0,7042;
- IRBA Puglia: €/lit. 0,02582;
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IVA 21%: €/lit. 0,3020;
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Totale: €/lit. 1,74
La lettura che scaturisce dall’esempio, ci fa notare che, la componente fiscale, pesa per un buon 59,31% sul prezzo finale della benzina.
Il costo della materia prima invece solo il 33,48%, mentre il margine lordo risultante condiziona il prezzo finale solo per il 7,21%.
Tengo inoltre a precisare che, questo 7,21%, serve a remunerare tutti i restanti passaggi della filiera da quando la benzina esce dalla raffineria fino a quando giunge a noi (stoccaggio, distribuzione primaria e secondaria, costi di commercializzazione nonché il margine del gestore e il margine industriale).
Ultima e ligittima domanda: a cosa serve, allora, la proposta di Monti?
Bé, adesso un’opinione completa e credibile la possiamo certo argomentare.
La manovra del Premier vuole andare ad incidere principalmente sul margine lordo, consentendo ai singoli distributori di poter scegliere quale compagnia di volta in volta riesca a garantire il costo di distribuzione più basso, e residualmente sul costo della materia prima, consentendo ai distributori di andare a scegliere la compagnia che offre il prezzo più basso. Ricordiamoci che l’indice Platts rimane pur sempre un valore consigliato del prezzo di mercato.
Ma nessuno ci vieta di supporre che, per tale prezzo, possa sempre avvenire una contrattazione che preveda un prezzo di vendita diverso da quello consigliato. In altri termini, credo che sia sempre possibile che vi siano sconti per i propri fornitori privilegiati.
CONCLUSIONI:
Volendo essere ottimisti… di quanto mai potrà essere ridotto il costo della benzina se il margine lordo consiste del 7,21% e il costo della materia prima è legato all’indice Platts dal quale è difficile che si discosti? Facciamo un 3 o 4% al massimo? Ammetto che mi sembra un valore ottimistico, comunque vada, il 4% porterebbe un risparmio pari a 6,96 €cents. Ultima mia considerazione: ammesso che tale risparmio avvenga, sarebbe però certamente contestuale ad un notevole abbassamento del servizio offerto dai distributori, tradotto in ulteriori licenziamenti tra i benzinai.
Morale della favola: senza cambiar nulla, Il self service al gestore, gli costa già molto meno del servito. E quindi… la morale ci dice (a mio modesto parere), che la proposta Monti (come direbbero i più scaltri napoletani) “E’ acqua che non leva sete!”
—Note a piè pagina
1– Fonte European Marketscan Bollettino Platts del 11/07/2011 per Premium Unleaded Gasoline 10ppm Italy. 1044,00 $/mt – Tasso di cambio €/$ del 07.01.2011 a 1,272 – Densità benzina 710Kg/mc
2– Ho preso come riferimento l’imposta della regione Puglia: http://tributi.regione.puglia.it/web/guest/irba-approfondimento